Gli Inude tornano con We Share, un inno per sconfiggere la solitudine.

Dalla campagna pugliese gli Inude si sono fatti notare anche all’estero – mercato a cui puntano – con il loro indie folk personale, intimo e malinconico.

Il trio pugliese Inude formato da Flavio Paglialunga, Francesco Bove e Giacomo Greco torna con il singolo We Share che anticipa il seguito dell’acclamato album di debutto Clara Tesla.

Se vi siete mai chiesti come sarebbe fare musica in Puglia lontano da “lu mare”, nell’entroterra, dove regna la solitudine e d’inverno anche il freddo la risposta è ascoltatevi gli Inude, che fanno musica proprio per sfuggire alla solitudine e alla noia della montagna. Nasce così questo sound made in Italy che attinge a piene mani da Bon Iver, James Blake e Tom Yorke, insomma da quell’elettronica che ha un cuore pulsante. Io li ho scoperti grazie al video di Shadows of a Gun in cui un cowboy macho posseduto dagli effluvi di un bong intraprende un viaggio omoerotico molto sexy distruggendone lo stereotipo. Insomma ci aspettiamo grandi cose dagli Inude. Li abbiamo intervistati:

Qual è il vostro processo creativo?

Il nostro processo creativo non segue mai un iter preciso, l’unica costante è che tutti i brani sono l’equilibrio perfetto tra le nostre diverse personalità artistiche, per cui ognuno di noi colora con le sue tonalità preferite ogni brano. 

Cantare in inglese è una scelta artistica o puntate al mercato internazionale?

Puntiamo ad un mercato internazionale pur essendo molto contenti della fan-base italiana che ci ha sempre dato tante soddisfazioni. Vorremmo avere gli stessi risultati che abbiamo in Italia anche in Europa e, perchè no, anche negli USA.

We Share è un singolo che parla di uno stato d’animo con cui tutti abbiamo avuto a che fare soprattutto quest’anno: la solitudine. Voi siete in confidenza con questo sentimento, vivete nella campagna pugliese difatti credo che il testo faccia riferimento più ad una solitudine più interiore, me ne parlate?

Può capitare di sentirsi soli pur sapendo di non esserlo, di sentire gli altri emotivamente distanti a tal punto da pensare che non ti capirebbero mai se si provasse a raccontare e spiegare i propri problemi. “We Share” parla a chi si trova in questo loop mentale di silenzi e angoscia e, attraverso l’empatia, prova a dare una soluzione per iniziare a uscirne. Condividere non è facile, ma esternare le proprie paure è il primo passo per non perdersi dentro se stessi. 

INUDE

Avete un impatto internazionale, vi sentite a proprio agio nel panorama musicale italiano?

Il pubblico Italiano che segue il nostro genere ci ha sempre sorpreso in positivo e siamo contenti dei risultati che fino ad ora abbiamo ottenuto per cui ci sentiamo abbastanza a nostro agio. Crediamo anche che stiamo vivendo un momento di transizione e che nei prossimi anni la forte esposizione all’arte globale cambierà la sensibilità del pubblico Italiano, rendendolo più fluido alle differenze di lingua e genere. 

Quali sono gli artisti che hanno contaminato di più il vostro percorso?

Rispondere a domande come questa è sempre complesso perchè le influenze di ognuno di noi si incontrano in alcuni punti ma per il resto sono diversissime tra di loro. 

Facciamo tre nomi che rappresentano ognuno di noi a modo suo: De andrè, Bjork, Apparat. 

Sono rimasto molto colpito dal video di Shadow of a gun, estratto dal vostro primo album Clara Tesla. Comincia come uno spaghetti western serioso, poi il cowboy si fuma un bong e ci ritroviamo in una sorta di strip club fumoso, sexy ed onirico con un immaginario gay porno soft. Come è nata questa idea?

Ci è piaciuta questa domanda e l’abbiamo inoltrata direttamente ai nostri videomaker del cuore Acquasintetica (Gianvito Cofano e Alberto Mocellin) che sono le menti e le braccia dei nostri videoclip, chi meglio di loro può spiegare un videoclip del genere?

“Gli Inude volevano assolutamente fare un videoclip western e Flavio voleva essere un cowboy, allora ci siamo chiesti cosa fosse un cowboy. Il cowboy è l’incarnazione del Maschio di una volta, l’uomo per eccellenza. Ma sopratutto, l’uomo per gli uomini. I western sono film di maschi che spaccano altri maschi o fanno cose da veri duri. C’è qualcosa di estremamente omoerotico in tutto ciò. La parte iniziale del video vede il personaggio western stereotipato come lo conosciamo.

Le cavalcate insieme, il duello, e tutto quello che di solito compone un western è presentato come flash, quasi ricordi, o immaginazione, per noi è un desiderio. L’arrivo del bong funge da filtro per passare dalla realtà ad una sua rappresentazione più esplicita, cioè quella di un uomo in costume in una danza sensuale. Gli elementi (pistola, cappello, cavallo ed orizzonte) rimangono gli stessi, solo che l’orizzonte è neon, la pistola è un giocattolo erotico (non lo è?) e il twerking è una danza sensuale che in un certo senso simula una cavalcata. È una visione differente di sensualità.”

In questo momento girare video è complicato, ma ne avremo uno per We Share?

Fosse per noi faremmo un videoclip per ogni pezzo ma purtroppo “We Share” non avrà un video.

Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo album, cosa pensate lo differenzi dal suo predecessore?

Non vorremmo anticipare molto perchè non sappiamo bene quando uscirà e speriamo che possa essere un’altra occasione per approfondire l’argomento. Possiamo dirvi che ci sentiamo in continuo cambiamento e che il nuovo album rispecchia perfettamente il nostro mood. 

Ci saranno featuring nel nuovo album? 

Diciamo di si, avremo modo di approfondire anche questo 🙂

Con quale artista vi piacerebbe collaborare?

Vorremmo collaborare con un sacco di artisti, anzi dovremmo essere tutti noi artisti più uniti e meno spocchiosi quando si parla di collaborazioni.
Sognando ci piacerebbe collaborare con Thom Yorke, Justin Vernon, Moses Sumney

L’ultimo album di cui vi siete innamorati?

Punisher – Phoebe Bridgers 

What kinda music – Tom Misch/Yussef Dayes 

Mordechai – Khruangbin