Erbacce: ventiquattro pagine per ricostruire Crotone.

Erbacce è il nuovo racconto di Maurizio Fiorino pubblicato da Edizioni e/o. Il ricavato sarà totalmente devoluto per la ricostruzione di Crotone, colpita dall’alluvione lo scorso 22 novembre.

La notte del 22 novembre scorso Crotone è stata sommersa dall’acqua a causa di un violento alluvione. Non è la prima volta: è accaduto anche nel 2006. Innumerevoli i danni e altrettante le raccolte fondi partite da tutta Italia per aiutare la popolazione crotonese.

Erbacce

Dopo aver visto le immagini devastanti della sua città, Maurizio Fiorino, scrittore crotonese, ha deciso di riaprire il file di Erbacce, un racconto scritto in inglese nel 2016 che aveva messo da parte e che ora ha rivisto totalmente e pubblicato in tempi record da Edizioni e/o. Il ricavato dalle vendite dell’e-book sarà totalmente devoluto alla ricostruzione della città.

Erbacce

Abbiamo raggiunto Maurizio Fiorino per farci raccontare Erbacce e star più vicini alla popolazione colpita.

Com’è avvenuta la stesura di Erbacce?
L’ho scritto cinque anni fa, su commissione. Dust, la rivista, stava lavorando a un numero sulle periferie d’Europa e hanno pensato a me per raccontare il sud Italia. Avevo finito di scrivere Fondo Gesù, il mio secondo romanzo ambientato nel quartiere di Crotone, da poco, e ho pensato di scrivere anche un prequel. Quel racconto uscì solo in lingua inglese e qualche giorno fa, dopo la notizia del nubifragio a Crotone, ho deciso di riaprire il file. È stato fermo per cinque anni, ma devo ammettere che ci pensavo spesso. L’ho riscritto, ed eccolo qui.

Da dove viene questo titolo, Erbacce?
Era il titolo dell’intero libro, all’inizio. Fu Mario Fortunato a persuadermi che Fondo Gesù funzionasse meglio per un romanzo, durante una chiacchierata all’antico Caffè della Pace di Roma, prima che chiudesse per sempre. Mi incuriosiscono i fiori selvatici. Non li conosco né li ho mai studiati, ma già il fatto che riescano a crescere ovunque, anche sull’asfalto o ai bordi del marciapiedi, senza che nessuno li abbia piantati, me li fa stare simpatici. Sono fuori dai canoni, e io mi sono sempre sentito un po’ così.

Quanto c’è di autobiografico nel tuo racconto?
Sono dell’opinione che, per quanto possa sembrare banale, sia impossibile mettere da parte la propria esperienza personale a favore di una totale estraneità o coinvolgimento da parte dell’artista all’interno della sua opera. Chiaramente alcuni episodi, anche estremi come avvengono nei miei libri, non sono stati vissuti da me in prima persona. Ma fanno del mio immaginario da bambino, del modo in cui sono cresciuto, dei racconti fatti da amici che vivono ancora in Calabria.

Come mai dopo dieci anni vissuti in America hai deciso di iniziare a raccontare la tua terra?
Non è stata proprio una mia decisione. Voglio dire, forse la mia terra ha deciso di farsi raccontare da me e non viceversa. È avvenuto tutto per caso, se il caso esiste in queste decisioni. Ero in un museo a New York, tra il 2011 e il 2012, e all’improvviso iniziai e vedere le statue greche sotto un’altra luce. Per la prima volta capii che facevano parte del mio dna, erano le mie radici. Da quel momento in poi mi è scattato un clic dentro e non sono più tornato indietro.

Com’è stato crescere a Crotone?
Particolare, diciamo così. Laggiù si cresce sapendo che la metropoli più vicina, Napoli, è raggiungibile solo mettendosi su un treno e viaggiando per otto ore. Da piccolo sognavo i concerti, il cinema coi film nuovi, i dischi che arrivavano in negozio il giorno dell’uscita e non una o due settimane dopo. Sono cresciuto nell’attesa di andare via. Continuo a sentirmi un po’ diverso dagli altri, forse dipende proprio dall’essere nato e cresciuto in una città come Crotone. Tutto avveniva in maniera diversa che del resto dell’Italia. Devi imparare a essere grande sin da subito, da solo. Almeno per me è stato così.

Come mai hai deciso di regalare Erbacce alla tua città?
È stato un gesto automatico, dopo aver visto le scene del nubifragio che l’ha colpita qualche giorno fa. Non riuscivo a stare con le mani in mano e così ho agito di conseguenza. Ho avuto una casa editrice gigante alle mie spalle, che non ha esitato neanche un attimo a sostenermi. Abbiamo fatto tutto in tempo record, compresa la copertina, disegnata da una crotonese che vive ad Atene. Si tratta di un’artista bravissima, Federica Scalise, che ha realizzato tutto nel giro di poche ore, lavorando anche di notte, come tutti noi del resto.