Alewya: la mia Africa è un rave

Alewya, alias di Alewya Dammisse, è nata e cresciuta a Londra ma la sua creatività incorpora appieno le sue origini africane, dai motivi tribali che caratterizzano i suoi video, alle percussioni che battono sotto la sua suadente e ipnotica voce come potete sentire nelle sei tracce di “Panther in Mode il suo primo EP.

E’ stata la scena rave UK a connettere Alewya con la musica, sia a livello creativo che spirituale quando era un adolescente e amava ballare tutta la notte.

Da allora è passato qualche anno, Alewya ha 27 anni oggi, ma la notte e la scena clubbing londinese sono tutt’oggi due aspetti fondamentali nella sua musica insieme alle sue origini etiopi ed egiziane, che lei mescola tutte insieme.

Quello di Alewya, rising star della scena inglese, è un mondo cupo e oscuro, fatto di luci abbaglianti che irrompono nel buio e mescolano sonorità tribali, canti africani, beat jungle, urban e soul.

Fa quasi strano pensare che è stata scoperta da Cara Delevigne al Carnevale di Nothing Hill – dando via alla sua carriera da modella ora accantonata – un luogo colorato, giocoso e caraibico lontano dalla musica di “Panther in Mode” , suo primo EP.

L’abbiamo intervistata:

alewya - PHOTO - Credit Hendrik Schneider
All photos by Hendrik Schneider
Ciao Alewya come stai?

Molto bene grazie, mi sono svegliata da poco sono ancora nel letto! Sono super stanca in questi giorni, appena posso mi riposo.

Ottimo, possiamo fare l’intervista “A letto con Alewya”! Ahahahh

Ahahahahahah! Esatto!

Mi racconti come ti sei avvicinata alla musica?

E’ successo intorno ai 20 anni. È stata una progressione naturale della mia arte. Disegnavo, poi dipingevo, mi occupavo di animazioni, dirigevo piccoli filmati e giocavo su GarageBand per mettere la musica sulle mie clip. Senza che me ne accorgessi mi si è rivelata una nuova strada. Il passo successivo è stato comprarmi una chitarra e successivamente ho imparato da sola a suonare e a produrre.

“Panther in Mode” è un titolo aggressivo, a cosa si riferisce?

Sono almeno 4 anni che ho questo titolo in testa, “Panther in Mode” si riferisce al gatto quando vede una preda e si abbassa camminando al rallentatore come una pantera pronta ad attaccare. Il movimento che fanno prima di attaccare, sinuoso ma estremamente a fuoco. Io devo ancora compiere il mio salto, ma sono concentrata e aspetto il giusto momento per saltare e attaccare.

ALEWYA PHOTO (Portrait) - Credit Hendrik Schneider
Nella tua musica mescoli molti generei diversi dalla techno, alla jungle al jazz andando a creare un suono cupo e distintivo, ti viene naturale ottenere questo suono?

Assolutamente, la musica dev’essere spontanea e deve permetterti di oltrepassare qualsiasi ostacolo, se c’è una linea la voglio scavalcare, mi capita di vedere in fretta la fusione di due elementi sonori se non colgo questa affinità non riesco a creare. I suoni son o già stati tutti utilizzati nei modi più diversi, se ascolto due suoni che per me hanno la stessa frequenza allora possono stare bene insieme e posso metterli in una canzone, questa di base è la mia regola. Non si tratta di genere per me, ma di sonorità che possono appartenere alla stessa famiglia e creare un feeling.

So che sei stata una raver, quando ho visto il tuo video per “Spirit_X” girato nella metropolitana di Londra ho pensato che era da “Firestarter” dei The Prodigy che non vedevo quell’immaginario. E’ stata un’ispirazione? Perché anche musicalmente c’è quel ritmo jungle che mi ha portato lì…

Assolutamente! “Firestarter” era una delle foto presenti sul moodboard per il video, è una canzone underground che non diventerà mai vecchia così come il suo immaginario che è diventato iconico ed è ancora impresso nella memoria collettiva.

Hai un immaginario molto vivido, so che sei anche un artista multimediale, ti occupi tu anche della direzione artistica di video e foto?

Sono una pittrice, faccio sculture in metallo, la mia energia può manifestarsi tramite media differenti in modo da poterti dimostrare chi è Alewya a 360° con la musica, le foto e i video. Mi piace il mio immaginario e non mi interessa se ha un riscontro, mi importa di avere il controllo su quello che faccio e che mi rappresenti esattamente come voglio e tramite mezzi d’espressione differenti.

La tua musica subisce l’influenza dei tuoi antenati, sei mai stata in Etiopia e in Egitto?

In Egitto mai, in Etiopia si, ho più connessioni attive con i miei parenti africani e sono molto attaccata alla loro cultura, spero di tornarci presto.

Prima di cantare sei stata scoperta come modella da Cara Delevigne al Carnevale di Nothing Hill, com’è stata la tua esperienza con la moda?

Non mi è piaciuto per nulla il mondo della moda ma mi ha insegnato molte cose non che un aspetto dell’industria dell’intrattenimento diverso da quel che conoscevo. Ora so riconoscere l’illusione di quel mondo fatto di apparenza, soldi e fama che non m’interessa, ma è stato molto educativo.

Lasciamoci con l’ultima canzone di cui ti sei innamorata:

“Tongos’a” dei KOKOKO! amo questa band soprattutto live sono incredibili per come mescolano elettronica, chitarre elettriche e sonorità afro.

ARTWORK Panther In Mode ALEWYA