Aiello brucia come la ‘Nduja

Aiello è un’artista SCOMPOSTO come titola una sua canzone tratta da MERIDIONALE, il suo secondo album, e al contrario di altri cantanti italiani non ha paura di mostrarsi vulnerabile, sincero, autentico nella sua interezza tanto da ammettere di esserlo anche nella nostra conversazione dopo lo shooting che lo vede protagonista della digital cover di agosto di Toh! Magazine.

Antonio, questo il suo nome, è caparbio, testardo, profondamente italiano e tutto questo si può riscontrare anche nella sua voce che brucia come la ‘Nduja e che ti scava dentro. 

A rendere così interessante questo ragazzo, classe 1985, è la consapevolezza che l’ha portato sul palco di Sanremo con una canzone liberatoria, curativa e anche un po’ tossica come il sesso che l’ha condotto a scrivere ORA, classificata ingiustamente al venticinquesimo posto. Ma ormai questa è una vecchia storia. 

Aiello ha alle spalle vittorie importanti come quella del Premio Lunezia, la candidatura ai David di Donatello come miglior canzone con la sua Festa, i clamorosi successi ottenuti con Arsenico e Vienimi (a ballare) e con il suo primo album EX VOTO. 

Di vita, l’artista “orgogliosamente calabro fin dentro le ossa”, ne ha vissuta tanto che ha imparato a ballare sul dolore e scegliere di sorridere a chi invece ha provato, anche solo con le parole, di ferirlo.  Ecco cosa ci ha detto.

Ciao Antonio, ho saputo che ultimamente non sei stato in forma, come va ora?

Sono in grande ripresa fisica e mentale, sono stati momenti abbastanza intensi per tutti, per me in particolar modo. 

Il momento più duro? 

Devo dirti che sono stati due: uno fisico, dopo un infortunio che porta con se la fase di recupero, e poi Sanremo che è stato pesante. Molto più pesante di quello che immaginassi.

AIELLO TOH! magazine ph. Simon
Aiello indossa total look Dolce&Gabbana
Quel palco ti ha messo in crisi?

Il palco è stato molto più complesso di quello che immaginavo, perché ho dovuto sudare il doppio, visto che la prima serata non è stata delle migliori. A un certo punto tu sai quello che porti su quel palco, un pezzo complicato e complesso, anzi più complicato sia per la vocalità che per quello che ho scritto, perché è una storia vissuta e quindi vorresti che subito ci fosse una rapidissima comprensione. Questo non accade sempre, non lo puoi pretendere, e quindi ovviamente devi digerire il fatto che devi faticare un po di più.  Ma io nella vita ho sempre fatto così. 

Così come?

Mi sono sempre simpaticamente complicato le cose, forse per godermele un po’ di più dopo, ma alla fine comunque il bello è che dopo sono stato ripagato dalla fatica, il pezzo è stato certificato oro.

Beh Sanremo puoi vincerlo sul palco ma puoi vincerlo anche fuori, la storia del Festival è piena di artisti che non sono stati compresi, ma poi il pubblico ne adorava il pezzo. Sinceramente ho trovato ingiustificato il tuo venticinquesimo posto…

Io non ne ho fatto una questione di classifica, ma di tutt’altro. Trovo che il pezzo che ho portato a Sanremo sia molto bello, molto complicato da cantare, anche se mi sono reso conto che questo conta fino ad un certo punto. Ora che lo so, la prossima volta porterò una filastrocca o magari canto in autotune. Sempre se ci sarà una prossima volta.

AIELLO TOH! magazine ph. Simon
Aiello indossa camicia Han Kjøbenhavn, gilet Acne Studios e pantaloni Kenzo
Potrebbe non esserci?

Guarda io da ragazzino ho sempre visto Sanremo, sono un fan del Festival e lo resterò sempre. Probabilmente se non ci fosse stato il Covid non ci saremmo neanche presentati, ma visto l’anno molto difficile per la musica quel palco quest’anno è stato tre volte più importante. Quindi, in realtà fino a un anno e mezzo fa non avrei mai immaginato di candidarmi. Non mi va di dire che non ci ritornerò mai più, però diciamo che oggi non è un mio pensiero.

Ascoltando i tuoi album sia EX VOTO che MERIDIONALE, ho percepito una costante evoluzione che però non ripete la formula. È come se tu fossi cresciuto. Quali sono le differenze tra i due album?

EX VOTO è un disco che ho scritto e auto prodotto in maniera molto istintiva, senza nessun pubblico che aspettava quel lavoro e senza nessuno che mi dicesse cosa fare. 

Devo dire che a livello di genere ho mescolato il pop con l’indie e l’R&B, che è  la matrice di tutta la mia vita, specie di quando ero adolescente. MERIDIONALE lo definirei quasi un concept album perché avevo bisogno di trovarmi, testarmi, raccontarmi proprio nelle radici e nella mia essenza più profonda e soprattutto in quello che a me piace di più, la contaminazione. Ho mescolato generi diversi arrivando a toccare il clubbing mischiandolo con i canti popolari, il latin e l’urban, sempre ovviamente con un fil rouge di soul e di pop. MERIDIONALE è stato un disco sicuramente più complesso come produzione, più viscerale, più carnale e più passionale rispetto a EX VOTO.

AIELLO TOH! magazine ph. Simon
Aiello indossa total look MSGM
Ti somiglia un po’ di più? 

Per certi aspetti si, voglio dire: vengo da una terra che nasce da un mix di popoli quali spagnoli, arabi, normanni, greci e quindi ho cercato di mettere tutto insieme e provare a farvi ballare ma anche a riflettere e commuovere. Voglio farvi ricordare anche le storie finite male, un po’ come piace fare a me, in questo disco ci sono pezzi dove si balla di più e ci sono anche dei pezzi in cui ci si abbraccia di più.

Il terzo disco, a cui sto già pensando, racconterà un altro lato di me e probabilmente sarà molto più R&B. Mi piacerebbe essere più essenziale e più diretto, tutto questo per confermarti come secondo me è necessario nella musica e nell’arte non ripetersi mai, quindi continuare un percorso, una strada, perché trovata la formula del pezzo che è streammato di più, visto che oggi si parla solo di stream, mi annoierei se dovessi replicare qualcosa che ho già fatto.

AIELLO TOH! magazine ph. Simon
Aiello indossa N21
Anche perché poi non risulteresti più autentico.

Sicuramente! Mi piace pensare che ogni progetto abbia la fotografia del momento: EX VOTO aveva una fotografia, MERIDIONALE ha fotografato gli ultimi due anni di ascolti e la voglia di comunicare un certo tipo di cose. Già sul finale del disco sentivo il bisogno di fare un altro passo e quindi adesso che sto immaginando il nuovo disco, voglio immaginare che fotografi i miei momenti da adesso in avanti.

Poco fa parlavi di R&B e di cose che hai ascoltato durante l’adolescenza, ma durante la stesura di MERIDIONALE che musica hai ascoltato?

Tantissima musica elettronica e indipendente come i The Blaze, che amo profondamente, e poi ho ascoltato tanta musica popolare, latina e contemporanea. Ho cercato di far mia l’estetica balcanica e araba e ho anche ascoltato molto Rosalia insieme ai miei giganti, che sono Rino Gaetano, Battisti, Dalla che per me sono degli ascolti trasversali.

AIELLO TOH! magazine ph. Simon
Aiello indossa canottiera N°21
Anche a Sanremo hai portato una cover di Rino Gaetano “Gianna” è una bellissima canzone, anche se onestamente non mi è piaciuta la scelta di duettare con Vegas Jones oltre al fatto che vi siete esibiti alle due di notte.

Sull’orario non posso che darti ragione. 

Beh, praticamente la tua esibizione l’ho vista io e i tuoi parenti. Ci sono stati artisti che potevano benissimo essere messi in scaletta dopo di te.

Non posso contraddirti! 

Tu sei calabrese ma da quattordici anni vivi a Roma, però il tuo disco si chiama MERIDIONALE. Perchè non l’hai chiamato ironicamente “Terrone”? 

L’ho chiamato MERIDIONALE perchè è un termine che appartiene al mio vocabolario mentre Terrone no, e poi non volevo assolutamente giocare con l’idea di competizione tipo Nord contro Sud, anche perchè trovo sia un tipo di lotta, secondo me, superata. 

Io avevo proprio bisogno di raccontare le mie origini, le mie radici alle quali sono particolarmente legato. Perché si, da 14 anni vivo a Roma, ma sono un orgoglioso calabro fino a proprio dentro le ossa, per questo MERIDIONALE mi sembrava il termine più giusto per incasellare, anche se odio il concetto di classificare e dare per forza un’etichetta, nonostante ciò mi è sembrata la sintesi perfetta per un disco che avesse questo tipo di sound, di pasta.

AIELLO TOH! magazine ph. Simon
Aiello indossa pantalone Acne Studios
Lo stesso vale per il tuo immaginario.

Si, ho raccontato una serie di elementi che poi mi rappresentano come l’oro (finto) degli orecchini, all’oro (finto) degli anelli fino all’oro vero della collana, perchè è quella del battesimo. Insomma sono elementi che mi descrivono, mi raccontano e che mi sporcano, per certi aspetti. Mi piace l’idea di sporcarmi, mi piace la parte più verace, vera, cruda e nuda delle cose e della cultura a cui appartengo.

Prima di intervistare un cantante lo ascolto sempre in cuffia. Ascoltando i tuoi pezzi ho pensato che la tua voce bruci e scotta come la soppressata o la ‘Nduja e alcuni tuoi testi sembrano fotografie di momenti precisi. Quanto c’è di tuo nelle canzoni che canti e che scrivi?

Intanto nessuno mi ha mai detto che la mia voce è come la soppressata, quindi ti faccio i complimenti per aver detto una cosa così originale e potente.

Grazie.

Concordo con quello che hai detto perché penso che il mio modo di cantare sia molto passionale, carnale, vero, viscerale e traducendolo in un prodotto tipico della mia terra la soppressata ci sta tutta. Purtroppo nelle canzoni che scrivo c’è tanto, tantissimo di me.

Perchè purtroppo?

Eh perchè mi espongo, e non parlo solo di giudizi, ma proprio perchè racconto a tutti delle cose che appartengono solo a me stesso. Nelle cose che canto non amo essere particolarmente esplicito, mi piace essere vero che è diverso, ma non per questo mi sento obbligato a dover raccontare proprio tutto tutto e un po’ mi piace questa sorta di velo, che poi è una trasparenza evidente.

Il velo torna anche nelle cover dei tuoi dischi.

È magico quando trovo una serie di combinazioni e di elementi che poi, quando li vedi a fine percorso, ti sembrano una cosa che si incastra perfettamente, sono impronte di verità, di esperienze che raccolgo in giro.

Le canzoni contenute nel tuo ultimo disco risultano a livello di testo nostalgiche, come se non riuscissi a dimenticare quella persona ti ha ferito e lasciato. È così?

Più che nostalgico direi malinconico, che non necessariamente si collega alla tristezza. Penso che chi ascolti le mie canzoni lo faccia perchè ha ancora bisogno di vivere un preciso momento della propria vita e non perchè sia triste o un sottone, anche perchè dico sempre che bisogna ballare sul dolore e non sprofondarci dentro, per questo anche nelle mie ballad, dove può sembrare che io canti momenti di vita struggenti, si trovi una certa energia, rigenerazione e ricarica. Per il resto diciamo di si, ho mollato e mi sono fatto mollare, anche se devo dire che più volte mi sono fatto gli autogol.

AIELLO TOH! magazine ph. Simon
Aiello indossa dolcevita Valentino
Ovvero?

Ho rinunciato ad alcune storie per una serie di timori, freni e circostanze e quindi poi ci ho rimesso le penne.

Oggi invece come va la situazione?

Questo è un momento buono nel senso che le cose che sto scrivendo, forse grazie ad alcune belle esperienze, suonano un po’ più positive. Questo non significa che nel nuovo album non ci saranno pezzi in cui racconto delle batoste che ho preso. 

Vedremo un Aiello malinconico e propositivo.

Si.

Cosa significa quel “sesso ibuprofene” che canti in ORA?

In me è nata questa espressione in modo del tutto naturale durante il primo lockdown, perchè mi è venuta in mente una storia che avevo tranciato, come ti dicevo ho fatto l’autogol, perchè poi ci sono stato male io e nel farlo mi sono ricordato che le responsabilità erano tutte mie e che il sesso che ho fatto in quelle circostanze, nonostante sia durato qualche giorno, è stato per certi versi curativo per i primi istanti poichè ho creduto che mi stesse pertanto fuori da una situazione pregressa e tossico perchè poi ho avuto dei riscontri abbastanza pesanti. Un sesso che non si dimentica, un sesso speciale. Oggi quel sesso, legato a quella frase, è diventato il sesso di tutti.

In SCOMPOSTO, che è la mia canzone preferita del disco, canti di non trovare mai le mutande. È davvero così? 

Si, mi capita spesso. Io amo la nudità e penso sia capitato a tutti che a letto si perdano le mutande o i calzini, anche se io le calze quando dormo non le ho mai. SCOMPOSTO è una canzone che mi rappresenta abbastanza poiché mi hanno sempre definito così già dai tempi di scuola per via dei miei modi di vestire, parlare, sedermi. Oggi posso dirti che però non ho mai sofferto per il giudizio degli altri. 

Sarà per questo che mi piace. A proposito di giudizi: Nel tuo ultimo singolo FINO ALL’ALBA (ti sento), canti dell’essere giudicati in base all’apparenza, un problema che tocca da molto vicino la comunità LGBTQ+. Da dove nasce la tua esigenza di parlarne? E tu sei mai stato bullizzato? Meme a parte! 

Ahahahah! Nasce da esperienze personali, perchè seppur non sono mai stato bullizzato, spesso sono stato giudicato. Per quanto riguarda i meme posso dirti che nei giorni di Sanremo ho fatto un po’ di autocoscienza e col tempo ho superato tutto, perché grazie al mio vissuto ho capito che nella vita o scegli di far palestra e di conseguenza portarti sulle spalle il peso o ti fai schiacciare e a me sinceramente non mi schiaccia manco la Madonna. Tornando al testo della canzone, quando parlo degli anelli o degli orecchìni sono tutte battute che ho ricevuto quotidianamente, poi io ho una corazza abbastanza spessa che al massimo mi solletichi l’ascella. 

C’è una frase che addirittura appartiene a mio padre che una volta mi venne a prendere in aeroporto e vedendomi vestito “strano”sorridendo mi disse: “Ma non ti fermano mai ai voli?”. Ed io risposi, con lo stesso sorriso, di no. 

Quindi in sostanza sono io che ho scelto di non subire certi tipi di osservazioni o giudizi. Per me gli attacchi sull’estetica sono un’occasione facile per poter parlare e dire la mia in modo più forte, perchè credo fermamente che non bisogna necessariamente essere neri per combattere il razzismo o gay per combattere l’omobilesbotransfobia e cosi via.

Mi sento cosi libero a livello sessuale, mentale e di pensiero e voglio continuare ad esserlo pensando che domani potrei innamorarmi di qualsiasi persona che incontri sul mio cammino perchè nessuno deve rompermi i coglioni e nessuno deve romperli a nessun altro. 

Anche per questo nel mio ultimo singolo FINO ALL’ALBA (ti sento) dico: “E se è peccato darsi amore, tu non ballare questa canzone”.

AIELLO TOH! magazine ph. Simon
Aiello indossa abito Han Kjøbenhavn scarpe Valentino
Cosa pensi della questione politica riguardo il DDL Zan?

Beh, abbiamo toccato il fondo. Sentire ancora oggi che nel nostro paese non c’è spazio per una legge che tuteli i diritti di tutti trovo che sia imbarazzante e oltremodo diseducativo. 

È risaputo che la comunità  gay ti adora, perché al di la della tua musica, la tua immagine stuzzica la fantasia.. hai mai ricevuto proposte indecenti dai tuoi fan?

Si, ho ricevuto proposte di ogni genere, ma questo succede sui social, che in qualche modo ti danno coraggio perchè dietro allo schermo ci sentiamo tutti imbattibili.

Ma tipo? 

Ho ricevuto in DM foto di ogni tipo dai piedi, al pacco, alle tette fino ad una serie di richieste assurde.

E come reagisci?

Mi fanno un sacco ridere ma non rispondo mai perchè mi imbarazzo.

Mi pare di capire che la moda ti piaccia, a Sanremo hai indossato Margiela e in altre esibizioni live eri in n21. Quanto c’è di tuo nella scelta degli abiti che indossi?

Purtroppo o per fortuna è impossibile che io esegua gli ordini di qualcuno, ho l’opportunità di lavorare con Matteo Greco, il mio stylist, che mi conosce e di cui mi fido e che sa come portarmi oltre i miei confini e le mie confort zone.  Lui sa che quando mi guardo allo specchio devo piacermi e fino ad oggi penso che stiamo facendo un ottimo lavoro. 

Molti pensano, soprattutto in Italia, che un certo tipo di look possa distrarre dall’esibizione, dalla voce e dal modo di stare sul palco, io credo che il look sia come il verso in più di una canzone, un modo per raccontami ancora di più e far conoscere alle persone un’altra parte di me. 

Durante lo shooting che abbiamo fatto per la cover di Toh! di agosto ti ho osservato molto e guardandoti mi hanno colpito i tuoi tatuaggi: chi è Ranù?

È mio fratello. Io e lui abbiamo dei nickname e anche lui ha tatuato il mio. Ogni tatuaggio ha una sua storia.

Allora raccontami le storie dei tuoi.

Se tornassi indietro non li farei tutti, o meglio li farei in bianco e nero. Questa pecora nera sono io, poi ho tatuato l’isola perchè amo il concetto di isola, poi – x – = + che è un po’ il leitmotiv della vita, perché quando ti arriva una batosta e poi un’altra inevitabilmente arriva il sereno. La sirena con la chitarra è un’entità legata al sesso femminile e poi la caffettiera perchè sono dipendente dal caffè e per il rito della moka che trovo molto italiano.

Che rapporto hai con la sacralità e con l’immaginario religioso che torna spesso nei tuoi testi? 

Non frequento la chiesa, ho un credo altalenante e sono profondamente dispiaciuto delle infinite occasioni che la chiesa perde tutti i giorni per accogliere, abbracciare e far avvicinare i fedeli contraddicendosi sempre di più, perchè se è vero che la parola di Dio è fondata sull’amore e sull’abbattimento di ogni tipo di odio, la chiesa ha capito male il messaggio. Per quanto riguarda l’immaginario lo devo a mia nonna materna e ai suoi altarini che aveva in casa. Adoro la cultura legata alla religione, ma non amo la religione.

Che programmi hai per l’estate? Tour a parte!

Andrò alle Egadi ad Agosto con alcuni amici, poi il 14 parte il mio tour.

L’ultimo disco di cui ti sei innamorato?

Sto amando Nathy Peluso e poi mi hanno fatto ascoltare un pezzo di Amedeo Minghi che si chiama 1950, che trovo bellissimo e ultimamente mi sono avvicinato molto a Pino Daniele che è immortale. Scusa se te ne sto dicendo più di uno, ma non posso non menzionare Rkomi che ha fatto un disco bellissimo che si intitola Taxi Driver. 

Aiello

Photographer Simon
Stylist Alex Vaccani
Stylist assistant Alessandro Marzo
Grooming Kiril Vasilev @Green Apple

IN COVER TOTAL LOOK N°21
THANKS TO SARA BY PIZZERIA ALLA FONTANA