Lorde: Solar Power una settimana dopo. Recensione

Uscito una settimana fa, “Solar Power”, l’atteso terzo album di Lorde sta avendo reazioni contrastanti o nella maggior parte dei casi nessuna, come se si avesse paura di esprimere il giudizio nei confronti del lavoro di un’amica che vi ha sorpreso aprendo le tende e facendo entrare la luce del sole nella sua camera a tinte dark. 

In un certo senso possiamo dire che Lorde o come sei definisce ironicamente nella title track “Solar Power” è un “Gesù più carino” che è cresciuto e maturato in fretta per via del successo, e giunta al suo terzo album dopo il pluripremiato “Pure Heroine” e l’acclamato “Melodrama” ci rivela una nuova se stessa e che ci piaccia o meno non è affar suo.

Lorde è positiva, è solare, è felice e in forma come non è mai stata, lei stessa si compiace del suo nuovo aspetto fisico, dovuto a vita sana, yoga, e dall’aver gettato il cellulare nell’Oceano consigliata dalla sua terapista, visto che ci passava davanti tre quarti della sua giornata.
Lorde-Solar-Power-photo-by-Ophelia-Mikkelson-Jones
La cosa buffa è che la notizia più clamorosa di questo ritorno è proprio quest’ultima, “Lorde ha lasciato i social media” e tutta la stampa solo a chiederle questo, come se avesse fatto la cosa più impossibile al mondo.

Certo sappiamo non sia una scelta facile, dev’essere strano dare al tuo agente le password dei tuoi social, compreso YouTube, soprattutto se sei un cantante, dove la maggior parte della promozione ormai avviene proprio su questi canali, che danno in pasto ai fan affamati la tua vita privata.

Immagino la gioia della sua etichetta, sentimento raddoppiato quando Lorde comunica al mondo che non ci sarà un cd fatto per essere buttato nell’immondizia, in un breve futuro inquinando il pianeta.

Al suo posto ci sarà una “Music Box” una scatola dalla stessa dimensione di un cd ma senza disco dentro, lì troverete, oltre ad un booklet esclusivo, una member card con un codice per scaricare l’album in HD e che nei mesi a venire sbloccherà contenuti speciali per i fan.

Fatto da non tralasciare è che lei stessa abbia consigliato l’acquisto di questo prodotto che non è eleggibile nelle chart in quanto privo di formato fisico, (anche se personalmente non ne capisco il perché considerando l’era digitale che stiamo vivendo).

Ma torniamo a Solar Power il “weed album” come lo ha definito e per rimarcare il concetto quando firma gli autografi sulla cover si disegna col pennarello un joint in bocca.
Lorde--photo-by-Ophelia-Mikkelson-Jones
Lorde Solar Power ph. by Ophelia Mikkelson Jones

Insieme al produttore Jack Antonoff, già dietro a “Melodrama” e fautore di numerosi successi che hanno svettato in cima alle chart degli ultimi anni, Taylor Swift e St.Vincent in primis, (ma ve lo ricordate quand’era “solo” il chitarrista dei FUN.?) Lorde ha buttato letteralmente via tutti i ritmi elettronici e le atmosfere dark di una teenager con il rossetto nero ciliegia che non voleva omologarsi al mondo, in favore di chitarra acustica, ritmi solari anni ’60 e suoni di cicale neozelandesi che ha personalmente campionato nelle sue escursioni naturiste. Praticamente il polo opposto di “Melodrama”. 

Lorde è rinata, ha composto un album che ancora una volta sembra uscire dalle pagine del suo diario segreto, e sono sicuro del fatto che i suoi veri fan avranno trovato tutti i riferimenti nascosti che si riferiscono sia ad episodi della sua carriera che personali.

Vi cito due esempi, in “California”, la sua scarna melodia giocosa è in realtà un duro statement contro l’industria discografica americana, quando canta “Once upon a time in Hollywood when Carole called my name. I stood up, the room exploded . And I knew that’s it, I’ll never be the same ” si riferisce alla cantante Carol King quando ai grammy del 2014 le consegnò il premio come Best Pop Solo Performance per “Royals” e da lì la sua vita sarebbe cambiata radicalmente.

Oppure in “Stoned at Nails Salon” apre il secondo verso cantando “Got a memory of waiting in your bed wearing only my earrings” un rimando al primo verso di “The Louvre” canzone contenuta in “Melodrama”: “Half of my wardrobe is on your bedroom floor”, e di trucchetti come questi ce ne sono diversi, ma non sarà io a svelarvi tutto. 

A livello di testi Solar Power è un album “sexy, giocoso, selvaggio, libero e che vibra al suo massimo livello con l’arrivo dell’estate” come Lorde stessa lo ha descritto, è anche uno statement contro i lati negativi del successo raggiunto in giovane età e di quanti possa questo essere nocivo e manipolatore, tematica che ha recentemente sviscerato anche Billie Eilish nel suo ultimo lavoro “Happier Than Ever”.
Lorde-Solar-Power-photo-by-Ophelia-Mikkelson-Jones
Lorde Solar Power ph. by Ophelia Mikkelson Jones
Musicalmente invece “Solar Power” è un disco che, come anche quello di Billie Eilish fa, guarda al passato, quel che ci si aspetta da Lorde è un suono moderno, qualcosa che quando arriva ti spiazza e ti fa drizzare le orecchie, ma in effetti anche “Solar Power” lo fa, perché credo sia lontanissimo da quello che un suo fan si aspettava e io sono uno di quelli.

Tanto che vi vedo tutti muti sui social, quelli che Lorde ha buttato nel mare, quasi timorosi di esprimervi su questo drastico cambiamento.

Come il disco di Billie Eilish anche quello di Lorde non è un lavoro da primo ascolto, bisogna perseverare e saltare quel piccolo scoglio in cui s’infrangono le sue onde per poter godere in pieno della sua solarità, della sua complessa struttura nostalgica che pesca dai primi anni 2000, quando Lorde era una ragazzina e ascoltava Natalie Imbruglia, Robbie Williams e gli Steps, citati più volte come fonte d’ispirazione insieme a gruppi che ha scoperto in età più adulta come i Primal Scream o i Tribe Called Quest’s . 

Lorde-Solar-Power-photo-by-Ophelia-Mikkelson-Jones
Lorde Solar Power ph. by Ophelia Mikkelson Jones
Per raccontarci questa sua metamorfosi celatamente ottimista, Lorde si è trasformata in una guru del wellness tanto che i video ad oggi usciti “Solar Power” e “Mood Ring” sembrano gli spot di una spa 5 stelle ma con un segreto oscuro, tutto sembra perfetto, lucente, allegro, ma tutto intorno l’atmosfera brucia e i ghiacciai si sciolgono.

Il nuovo immaginario di Lorde mi ha portato alla mente “The Enlightned” una serie del 2011 ma uscita in Italia quest’anno in cui la protagonista, (Laura Dern), molla la routine stressante del suo lavoro e dopo un ritiro spirituale intensivo torna a casa invasata dallo yoga e dal benessere, credendo che tutto possa cambiare quando invece va tutto più a rotoli più di prima, o alla recentissima “Nine Perfect Strangers” con Nicole Kidman che interpreta una wellness guru che fa “rinascere” i suoi esclusivi ospiti drogandoli a loro insaputa e che è stranamente uguale d’aspetto al personaggio che Lorde interpreta nel video di “Mood Ring”. Insomma spa is the new trend. 

Musicalmente invece, se siete di quelli che ascoltano un disco skippando da un brano all’altro alla ricerca della canzone travolgente beh, con questo disco allora lo farete dall’inizio alla fine, ma sappiate che vi state perdendo un lavoro che nella struttura non è poi così diverso dai dischi precedenti di Lorde.

Le canzoni di “Solar Power” cambiano inaspettatamente forma, sono contaminate da campionamenti “naturali”, e poi c’è la sua voce che è il suo tratto più distintivo a legare il tutto con i suoi mmmmmmmhhhhhh e woooshhh. 

Se “Pure Heroine” vi aveva sganciato della vostra solitudine ricordandovi che no, non eravate i soli freak al mondo e “Melodrama” vi ha fatto uscire da una crisi esistenziale post-breakup, questa volta Lorde non tornerà a salvarvi da nulla perché era impegnata a salvare se stessa e come lei sta imparando ad affrontare la sua vita possiamo farlo anche tutti noi, non a caso in “The Path”, pezzo che apre il disco canta “Ora, se stai cercando un salvatore, beh, non sono io” e le carte sono subito scoperte sulla tavola. Forse manca un jolly ma ciò nonostante ha fatto scala.