Sushisyrup è un all you can see ma non l’hai visto.

Sushisyrup è l’artista ma anche l’account Instagram. Un artista dall’identità nascosta che ci ha subito colpito per la sua capacità comunicativa e l’abilità di abbinare delle fotografie trovate nel web tra loro.

Dopo gli studi in arti visive, Sushisyrup nasce un pò per caso attraverso un raggruppamento di materiale fotografico pubblicato sull’account IG. Un lavoro che ci apre visivamente a combinazioni che non credevamo fossero possibili avere affinità tra loro. Quello che mostra Sushisyrup è anche un apertura comprensiva di vedere l’arte in altre forme e mezzi, non ovviamente attraverso la fotografia ma nel messaggio che le fotografie unite tra loro trasmettono. Processo che prende sicuramente spunto dall’arte concettuale, dove il messaggio è più importante dell’opera concreta, ma ciò che Sushisyrup vuole manifestare non è solo questo. È un insieme di vari aspetti, forme e metodi comunicativi e artistici che l’artista ha pensato di adoperare per il proprio progetto.

Nel profilo Instagram @sushisyrup possiamo vedere migliaia di fotografie che variano da soggetti e situazioni come una cabina telefonica con acquario annesso, dalla cantante Madonna durante Rebel Heart Tour… A una dentiera a forma di telefono.

Cercando di mantenere la tua identità segreta, ci puoi dire qualcosa sul tuo percorso? Com’è avvenuto il legame con il mondo dell’arte?

Da piccola mi divertivo a documentare qualsiasi cosa con foto e video e comunicare con le immagini è sempre stato facile e naturale. Dopo le superiori volevo specializzarmi esclusivamente in fotografia, ma ho poi ho scelto di laurearmi in arti visive dove, sperimentando nuovi linguaggi, ho capito che la mia ricerca ed espressione è molto più affine all’arte contemporanea. 

Quando hai deciso di diventare “Visual Fartist”?

Sono diventata Visual Fartist esattamente il 15 febbraio 2017 quando ho pubblicato questo.

In che modo è nato il modo di collegare le immagini fra loro?

In principio @sushisyrup era solo un account vuoto dove mettevo contenuti non prodotti da me e che venivano pubblicati inconsciamente in riferimento al post precedente.

Mi incuriosiva la catena tematica che si stava creando e ho deciso di non spezzarla.

Il feed nel suo insieme era così potente e fluido che il singolo contenuto andava a perdersi, per cui ho continuato la ricerca basandomi principalmente su questo, usando associazioni visive, plastiche e sinestetiche. 

Da dove nasce il nome Sushisyrup?

Il merito va a dei miei compagni dell’università a cui ho chiesto un nome a caso per un account senza ancora un’identità, suonava bene e l’ho tenuto.

Cosa vuoi trasmettere a chi osserva il tuo profilo?

Il progetto ha molti strati di lettura per me tutti importanti allo stesso modo. Il concetto assoluto è quello di anti-gerarchia delle cose, dopodiché si è liber* di perdersi in un racconto dove la trama muta di fronte agli occhi di chi guarda. 

Hai mai pensato di espandere il tuo lavoro a nuove forme o idee? In che modo?

Certo! Ultimamente sto lavorando a un nuovo progetto digitale dove associazione e montaggio sono applicati alla scrittura. @sushisyrup continuerà sempre e solo su Instagram, ottimo white cube infinito, ma vorrei spaziare in un limite. Lo farei usando medium affini come il video e il libro, iniziando un nuovo racconto con stesse regole e forma diversa.

Definiresti la tua arte concettuale? Oppure?

Essendo un progetto con tante letture è anche, ma non solo, arte concettuale.

C’è un artista del passato che ami particolarmente da cui magari hai anche tratto ispirazione dal suo metodo creativo o di pensiero?

Non so se mi abbia influenzato, direi Gustave Dorè. 

Quanto tempo impieghi per la ricerca delle immagini?

Negli anni è diventata una ricerca quotidiana in base al tempo libero.

È un buon allenamento per il mio occhio e cerco di mantenere una costanza senza mai eccedere.

Il flusso dei dati è un buco nero e per non farsi sopraffare occorre una buona organizzazione mentale più che temporale. 

Qual’è la combinazione d’immagini che hai creato che ti diverte maggiormente ?

Le immagini che pubblichi rivelano anche ciò che ti piace o hanno soltanto uno scopo funzionale all’abbinamento?

Pubblico molti contenuti che mi piacciono, ma cerco di lavorare con uno sguardo onnisciente e ambiguo che faccia riferimento all’immaginario collettivo, senza esclusioni. Ci possono essere delle immagini che vengono inserite solo funzionalmente e diventano un pretesto per esprimere dei concetti che si inscrivono grazie a degli abbinamenti precisi.

Mi piace inviare dei messaggi che parlano grazie a ironia e serietà, iconicità e neutralità, bene e male, lasciando enigmatico il perché del post scelto.

A parte lo sfondo rosso, secondo te cos’hanno in comune Enrico Castellani, Marina La Rosa, Myss Keta, Jonathan Kashanian e Federica Rosatelli?

Sono indubbiamente delle icone che hanno scritto e stanno ancora scrivendo la storia.

Che immagini attribuiresti a TOH! Magazine?