Serpentwithfeet canta la voglia di spensieratezza.

Serpentwithfeet, nome d’arte dietro il quale si cela Josiah Wise, è un artista che gravita tra le orbite R&B, soul e gospel. L’abbiamo raggiunto a Los Angeles, grazie a una videochiamata su Zoom, per farci parlare del suo ultimo disco intitolato DEACON, composto da undici nuove canzoni, in uscita per l’etichetta Secretely Canadian.

Durante la nostra chiacchierata una delle parole che è emersa più spesso è stata “spensieratezza”: quella voglia di leggerezza, piuttosto comune di questi tempi, a cui si è concesso, abbandonando la gravità tipica dei pianeti gospel e soul, già esplorati in maniera più esoterica nei dischi e negli EP precedenti.

Un disco di calma e serenità, come quella che può infondere un diacono, ma l’ascolto di DEACON, invero, a qualcuno potrebbe a momenti rievocare quei pomeriggi davanti alla rotazione videomusicale di MTV marchiata dalle sonorità R&B di fine anni ‘90. Certo, in una versione apertamente e serenamente gay, piuttosto inedita rispetto al passato, in cui pure tutti ci siamo immedesimati, in coreografie tra divani, astronavi, savane e metropoli lontanissime.

A testimoniarlo videoclip come “Fellowship” e “Same Size Shoe” o l’abbraccio della fotografia di copertina; antipasti di un disco di queer e black, sulle conquiste sessuali e d’amore da cantare, sulla voglia di radunarsi e di fare coreografie di festa in celebrazione dell’amicizia. Cose, che ci mancano un po’ a tutti, ma proprio tutti. 

serpentwithfeet
All picture by Braylen Dion

Che “Deacon” sarebbe stato una bellissima ode all’amicizia, alle relazioni e all’amore, si intuiva dalla sua copertina. Hai lasciato la gravità dei pianeti per un candido abbraccio. Ti va di parlarci di questo scatto di Braylen Dion?

Non c’è molto da dire in realtà, Braylen è un fotografo incredibile. Volevo solo avere un’immagine di copertina che evocasse qualcosa di molto caldo, delicato.

Anche “Fellowship”, il primo singolo estratto, è un delicato, bellissimo, inno all’amicizia. Hai collaborato con tantissimi artisti (ricordiamo, tra gli altri, Björk e Ellie Goulding, NdA) e producer, spesso appartenenti al mondo dell’elettronica più di nicchia, come sei finito a lavorare con Lil Silva e Sampha?

È stato grandioso lavorare con loro. Sono un loro grandissimo fan da tanto tempo in realtà. Ed è successo. Eravamo a Londra a lavorare insieme e sono contento che siamo riusciti a farlo funzionare. Abbiamo lavorato insieme su tre canzoni del disco: “Fellowship”, “Amir” e “Woodboy”.

Deacon” è un disco di uomini, ma in questo trova comunque spazio NAO (l’artista inglese compare in “Heart Storm”, NdA). Come vi siete conosciuti? Te l’hanno presentata Lil Silva e Sampha?

Ci conosciamo da tantissimi anni! Direi che siamo proprio buddies.

Canzoni come “Malik” e “Amir”, mi hanno rievocato certi momenti della mia giovinezza R&B dei tardi anni novanta e primi duemila. Quella vera spensieratezza dei pomeriggi davanti alla rotazione videomusicale di MTV, tipo davanti ai videoclip di Brandy e tanti altri. Succedeva anche a te?

Sì, certo succedeva anche a me. Adoro le prime cose di Brandy. Se ti rievoca quelle sensazioni mi fa piacere.

Sì, proprio quelle sonorità e atmosfere, poi rievocate dal videoclip di “Same Size Shoe”: vivere il momento in serenità, in questo caso con il proprio partner. Il videoclip riveste ancora importanza? Qual è uno degli ultimi videoclip che ti sono piaciuti di più?

Sì, penso che i videoclip abbiano ancora un peso e siano importanti. Per fortuna ci sono ancora tanti video fatti bene. Penso all’ultimo short film di Solange per “When I Get Home”. Visual splendidi. Lei è fantastica. O altrimenti penso ancora a “Motivation” di Normani. Anche lei è meravigliosa. Styling, coreografia, lighting. Il videoclip può venire in grandissimo aiuto per tradurre nuove idee della tua musica.

Sempre in “Same Sime Shoe” canti «I’m always gon’ be from Baltimore». Ora che vivi a Los Angeles, quali sono le cose che ti mancano di più di Baltimora?

Ho degli amici, che mi mancano. Mi piacerebbe vederli di più.

serpentwithfeet

A proposito di passato, il titolo del disco, DEACON, che hai anche tatuato sul collo, richiama il tuo passato. Sei cresciuto in un ambiente cristiano?

Sì, sono cresciuto in chiesa. C’era sempre quest’essenza di calma attorno ai diaconi. Volevo utilizzare un po’ di quella calma propria del diacono per il disco. (Aggiungerei dei trascorsi con la chiesa e il coro, c’è sicuramente l’influenza gospel sulla sua musica, ma quella è già nota per chi lo segue da tempo, NdA).

DEACON, rispetto ai tuoi dischi precedenti, è ricco di motivi da canticchiare, chi pensi che ti abbia dato questa confidenza pop?

È successo solo vivendo. Non credo stessi cercando di provare qualcosa, o non stavo cercando di essere nessuno, stavo solo cercando di essere onesto. Sì, sicuramente sono stato attorno a meravigliosi artisti pop e ho imparato tante cose intorno a loro. E poi, dovremo vedere se le persone lo considereranno un disco pop! Ho inseguito solo me stesso, mi volevo documentare, accuratamente, e tradurmi in un disco.

Qual è la prima e l’ultima canzone che hai scritto per DEACON? Analogie e, semmai, differenze?

La prima che ho scritto è “Dawn”, mentre l’ultima “Woodboy”. Penso che siano entrambe molto ariose. Penso che siano entrambe piuttosto spensierate, cosa di cui sono molto orgoglio. Sì, ecco, entrambe sono ariose e spensierate, ed era quello che volevo per il disco.

Com’è nata la collaborazione con Virgil Abloh per la sua “Delicate Limbs”?

Mi ha contattato dicendomi che aveva un’idea per una sua canzone. E così abbiamo iniziato a mandarci avanti e indietro queste idee. Penso sia davvero un grande: una mente brillante, di conoscenza e informazioni. È stato davvero un piacere lavorare con lui. Sì, mi sento davvero fortunato ad aver collaborato con lui.

Ti reputi un amante della moda?

Ne vorrei sapere di più. Se devo essere sincero non so molto di moda. So quello che mi sta bene e quello che non mi sta bene. Ma se dovessi parlare di brand, di annate, collezioni o di sfilate, beh…

Tre cose che non possono mancare nella tua valigia?

Miele di Manuka, acqua, una bottiglietta d’acqua e… il mio telefono.

Torniamo alla musica. Mi piacciono molto le vibrazioni di “Sailor’s Superstition”. Ci vedrei molto ben una coreografia su una nave per il videoclip. Se dovessi scegliere due artisti con cui ballare?

Lo trovo divertente! Janet Jackson e Beyoncé. Ma non c’è storia! Non riuscirei a tenergli testa. Potrei ballare dietro di loro. Guarda, non sai quanto mi piacerebbe trovarmi in una stanza con loro. Sono delle leggende. Sarebbe comunque un traguardo, ma non per un videoclip dai! Se dovesse mai succedere penso che non mi presenterei per il video, ma solo per guardarle!

serpentwithfeet

Dai, eppure ci hai dato dentro con “Same Size Shoe” o in passato con “Cherubim”…

Oh, grazie. Ma continuo a pensare che siano delle leggende. Ovviamente se dobbiamo sognare, noi, nella stessa stanza, nello stesso momento, pfiù: che regalo fantastico che sarebbe!

Prima parlavamo di quei pomeriggi su MTV e devo dire che in effetti, ascoltando il tuo disco, ho avuto alcune vibrazioni e ricordi di Janet Jackson. Senti, ma cosa ti manca più del mondo là fuori?

Mi mancano i party con gli amici. Sì, la cosa che mi manca di più sono loro. E il radunarsi in gruppo. La festa, quello, quello. Mi manca davvero tanto. Ma, che ti devo dire, va così. Non siamo in controllo, nessuno è solo in questa cosa, lo stiamo vivendo tutti. Va bene, è un casino, ma ce la faremo!

Nel frattempo, c’è un tuo disco. Possiamo trovare un po’ di calore nel suo abbraccio. Un disco che tra l’altro parla della voglia di fare festa con gli amici, di conoscere qualcuno, incontrare qualcuno, scopare con qualcuno, amare qualcuno. È piuttosto incoraggiante per quanti non vedono l’ora di andare fuori e, finalmente, divertirsi.

serpentwithfeet-DEACON
DEACON di Serpentwithfeet uscirà il 26 marzo per Secretly Canadian

Serpentwithfeet Serpentwithfeet Serpentwithfeet Serpentwithfeet Serpentwithfeet Serpentwithfeet Serpentwithfeet Serpentwithfeet Serpentwithfeet Serpentwithfeet