Future Islands: As long as you are parla di tutti noi.

I Future Islands, la band che fece esplodere internet dopo una performance al David Letterman Show, torna con un album che parla di auto accettazione, politica e cuori infranti.

Ho chiacchierato su Zoom, a proposito della nuova release As Long As You Are, con il leader Samuel T Harrings.

Era il marzo del 2014 quando i Future Islands fecero il grande salto grazie ad un esibizione al David Letterman, nessuno si aspettava la presenza vocale e scenica di Samuel T Harrings che catalizzò tutti, tanto che se ne parla ancora oggi.

I Future Islands hanno sempre messo la musica davanti al successo, non badando alle aspettative del pubblico, ma solo alla loro identità, che li ha fatti mettere in discussione nel nuovo album As Long As You Are, uscito lo scorso 9 ottobre.

Il sesto album dalla band synth-pop di Baltimora trova una dimensione appassionata e urgente che guarda al presente e parla di tutti noi. 

Ciao Samuel dove ti trovi ora?

In Svezia dalla mia fidanzata, 5 settimane fa sono finalmente riuscito a tornare qui, ma domani torno a Baltimora perché abbiamo il live in streaming per la presentazione del nuovo disco.

L’unico vostro concerto dell’anno…

Già…

Però nella sfortuna hai avuto la possibilità di poter vivere sulla tua pelle come l’America e l’Europa stanno affrontando questa emergenza sanitaria, che differenze hai notato?

Moltissime! in questo momento la Svezia sta lentamente tornando alla normalità, ma la Svezia ha un modo di dire le cose molto serio e diretto ai suoi abitanti, senza giri di parole.

I cittadini qui rispettano tutti le regole, le scuole non hanno mai schiuso, così come i bar e i ristoranti. Forse all’inizio hanno un po’ sottovalutato la cosa ma si sono rimessi in riga subito.

A Baltimora la mascherina è obbligatoria se sei fuori casa, i ristoranti e i bar possono lavorare solo se hanno spazio all’aperto .

Quindi il solo arrivare qui e vedere che c’è gente in giro senza mascherina o che si ubriaca al pub mi ha stranito… apprezzo questo senso di libertà, di comunità, la quarantena a Baltimora era davvero estraniante e solitaria.

Questo momento storico alienante ha in qualche modo contaminato il nuovo album?

Credo che senza la pandemia la gente avrebbe vissuto questo album in modo diverso, in un modo più positivo.

As Long As You Are è un album emozionalmente profondo intriso della mia verità personale. E’ un album che racconta il destreggiarmi nel conoscere profondamente me stesso, di accettazione, per questo sono sicuro che in molti ci vedranno l’isolamento.

Ma sono tutte condizioni umane con cui dobbiamo confrontarci. Detto questo l’album era praticamente finito quando è arrivata la pandemia, è stato mixato durante, ma le canzoni erano pronte. 

Forse anche la cover con quella casa isolata può suggerire un link tra album e pandemia…

Anche la cover è stata scelta prima della pandemia ma quando l’abbiamo riguardata ci siamo detti: caspita siamo noi in isolameto! In realtà abbiamo utlilizato questa foto perchè per noi rappresenta una casa in un posto idilliaco, tranquillo, circondato da bellissimi alberi dove startene in pace.

Ora invece ti chiedi se dentro ci sono persone che sono andate lì per stare lontano da tutti… La domanda è: provoca una sensazione di quiete o di isolamento? Starà ai nostri fan deciderlo.

Questo è un album che offre diversi spunti, ricordo di averlo mandato a mio fratello e che la prima cosa che mi chiese fu se Thrill parlasse dell’assassinio di George Floyd.

La risposta è no, perché quando la scrissi non era ancora accaduto, ma è anche sì perché è una canzone che parla dell’America oggi, quindi anche di George Floyd. 

Il video della canzone è molto forte, ci sei solo tu in primo piano con un’espressione che dice tutto…

Quando abbiamo girato il video avevo in mente questo brutale e ingiusto assassinio, ma quando l’ho scritta parlavo di isolamento e dei problemi da dipendenza dalla cocaina che avevo al college.

Un periodo molto brutto della mia vita. Mi sono isolato per nascondere dai miei problemi per due anni e mezzo.

Ho perso tutti i miei amici, pensavo solo a farmi. All’epoca non capivo perché tutti mi voltavano le spalle, ma poi ho dovuto ammettere che ero stato io da solo a mettermi in quella condizione.

Thrill parla di sentimenti legati al mio passato e di come la società sia in grado di isolarti e farti stare male ma poi scavi a fondo e capisci cosa non funziona.

Ti rendi conto che tutto quello che sta succedendo alla società comincia a ribollire dentro di noi, risalendo dalla bocca dello stomaco come un fiume che straripa fino a strozzarci.

La verità è che è la società americana stessa a strozzare le persone fino alla morte. 

Wow. Quindi è un album che può connettere le persone su diversi livelli e questa è una delle qualità che fanno diventare gli album di successo...

Grazie. Quando hai a che fare con la verità, diventa un’esperienza condivisibile con le persone, non importa se è recente, se è di alcuni anni fa o se sta nel futuro.

Sono sentimenti attraverso il quale siamo passati, alcuni in modo più profondo di altri, altri forse non ci passeranno mai, ma sappiamo di cosa si sta parlando.

Condividere emozioni è un obiettivo che i Future Islands si pongono spesso per potersi connettere con le verità più profonde. 

I vostri live sono leggendari, direi che vi hanno dato più fama degli album stessi, quando sei sul palco sembri immerso totalmente dentro la musica, quasi posseduto dalle tue stesse parole, cosa provi?

Per me esibirmi significa raccontare una storia attraverso la voce, ma anche con i movimenti del corpo e cercare una connessione con il sentimento che ho provato mentre la scrivevo.

Con alcune canzoni è più facile perché mi ricordano un momento o una giornata precisa della mia vita, quindi riesco a raggiungere il livello di emozione che cerco.

Dal vivo cerco di essere aperto verso la mia vulnerabilità condividendola con il pubblico, vivendo la musica e il momento.

Non è una cosa che dipende solo da me, ma dai Future Island, dalla serata e dal pubblico. Deve crearsi una connessione. 

Dal vivo la tua voce è diversa: ogni tanto esce quel timbro gutturale tipico dell’heavy metal, è una cosa che non mi aspettavo, anche perché su disco non c’è. Fa parte anche questo del coinvolgimento di cui mi parlavi poco fa?

Parli del growl! (ride, ndr), ci dev’essere sempre un po’ di mistero dal vivo. Non amo quando il live e il disco coincidono troppo. L’album esisterà per sempre, una performance live no e deve lasciarti qualcosa.

Pensa che è una cosa molto criticata, non piace a tutti che dal vivo faccio questo, mentre altri impazziscono e lo vorrebbero anche sul disco. Ma non si può accontentare chiunque.

Future Island photo by Justin Flythe
Future Islands photo by Justin Flythe

Io detesto quando vado a vedere un live che è la replica esatta del disco e il tuo growl mi diverte!

Ti racconto come è nato: nel 2010 avevo la voce sputtanata e non arrivavo alle note che volevo, così me ne sono uscito con questo Yaaawhhh! la gente è impazzita.

All’inizio ho pensato sono fottuto perché non arrivo alle note, ma quando la gente ha esultato, ho pensato: se è questo che volete lo avrete! E da allora è rimasto. 

Sei di Baltimora come uno dei miei idoli: il regista John Waters, mi ha sempre affascinato vedere la città attraverso i suoi occhi. È così senza tempo come appare nei suoi film?

Credo che John sia in grado di catturare la strana bellezza di Baltimora che esiste ancora sotto certi aspetti.

La gentrificazione ha cambiato le culture e le ha fatte anche sparire, ma Baltimora è una città felicemente depressa e le sue persone sono resistenti e hanno un cuore grandissimo, oltre a possedere la scintilla della creatività. E’ incredibile avere queste qualità quando si vive in mezzo a povertà e depressione.

Credo che l’abilità di John Waters sia quella di catturare la bellezza in ciò che è danneggiato, la grandezza di questa cultura fuorviata. I suoi film catturano nel tempo questi luoghi e persone. 

Lo conosci personalmente?

Sì l’ho incontrato più volte, è veramente un ragazzo adorabile. Quando incontri John a Baltimora significa che ce l’hai fatta! E’ quello che ho pensato la prima volta che è sbucato nel backstage di un nostro concerto. Anche io sono cresciuto con i suoi film quindi è stato come se, venendo a vederci si fosse chiuso un cerchio. 

L’ultimo album di cui ti sei innamorato?

Hiding Places di Billy Woods e Kenny Segal è un album rap che trovo bellissimo e poi ti consiglio di ascoltare gli Oh, Rose che sono stati in tour con noi e sono bravi.