Mykki Blanco: rebel with a cause. Intervista #tbt

Intervista di Francesco Mascolo

In attesa del suo ritorno sulla scena musicale, il #TBT di oggi è dedicato a Mykki Blanco, che nel 2016 fu cover star del numero 27 di Toh! Magazine.

Da sempre votato alla sperimentazione musicale e visiva, Mykki rappresenta un punto di arrivo per il rapper e artista americano Mykki Blanco, anche a seguito di un periodo travagliato e minato da insicurezze, tra l’annuncio della sua sieropositività e la dichiarazione di voler abbandonare la musica.


Artista a tutto tondo, decisamente queer, crossgender e crossdresser a partire dalle sue esplosive e trascinanti performance.

L’abbiamo raggiunto al telefono per parlare del suo debutto ufficiale su !K7, etichetta che insieme a Woodkid e l’amico Jeremiah Meece l’ha portato a realizzare un disco immediato dove l’artista ha aperto i suoi diari al mondo.

Mykki Blanco


Ciao Mykki, dopo alcuni EP, mixtape, compilation e l’annuncio di lasciare la musica, ti ritroviamo al tuo disco di debutto. Bene! Come stai?
Bene! Sai, il vero motivo per cui non ho rilasciato un disco prima è anche perché non avevo un vero contratto con un’etichetta, e alla !K7 mi hanno permesso di lavorare anche con la mia personale, la Dog Food Music Group. Senza girarci troppo intorno, per la prima volta sono in grado di concentrarmi sulla mia musica e non unicamente sul tour. Credo che ci sia un processo più maturo, perché ho avuto la possibilità di prendermi il mio tempo e scrivere effettivamente le canzoni e lavorare sulla produzione senza alcuna fretta. Ora sono contento e guardo sempre avanti perché non vedo l’ora di far vedere cos’altro ho da mostrare al mondo.


Visto che l’hai citata, c’è un futuro per la Dog Food Music Group?
Oh assolutamente! Se ve lo state chiedendo Dog Food Music è ancora viva e vegeta! (Ride, NdR) Ho in programma qualcosa per l’anno prossimo, ma rispetto al primo progetto che coinvolgeva quattro artisti diversi (“Mykki Blanco presents C-ORE”, NdR), ho intenzione di concentrare le mie risorse e il mio tempo per lavorare con un solo artista!

Mykki Blanco


Com’è stato lavorare al disco con Jeremiah Meece e Woodkid?
Jeremiah è un mio vecchio amico, probabilmente continuerò a lavorare con lui perché oltre a supportarmi da sempre, capisce molto il mio universo creativo e dove voglio arrivare. Lavorare con Woodkid è stato molto importante, per la prima volta ho lavorato a strutture più pop, e sai,
come artista a cui è piaciuto sempre sperimentare con diversi stili, è stato molto carino avere qualcuno che m’insegnasse come raggiungere un pubblico più ampio. E poi è grazie a lui che canto su disco, insomma, non avrei mai pensato di farlo!


Hai qualche aneddoto in particolare da raccontare su Woodkid?
Non ho una storia in particolare. Oh, forse sono sempre stato un po’ ingenuo, nel senso che in studio ci sono sempre andato alla sera per rimanerci fino a tardi. Con Woodkid invece mi sono ritrovato in studio dal mattino fino a sera! (Ride, NdA).


Hai lavorato con molti registi acclamati, come Francesco Carrozzini, Ninian Doff e da ultimo Matt Lambert per il video di Highschool Never Ends. Ci racconti cos’è per te il videoclip e com’è stato lavorare con lui?
Una delle cose che ha sempre accompagnato il mio percorso, e sulla quale cerco di rimanere coerente, è lavorare con registi dinamici. Perché con ogni mio video cerco sempre di pensare a qualcosa di non già visto: tipo come Mykki Blanco posso mostrare al mondo che sia originale?
Questa è un po’ la fase iniziale, poi segue sempre un brainstorming. Con il video di “Highschool Never Ends”, ancora prima di decidere su quest’idea di Romeo e Giulietta, c’era un mio interesse nel mostrare un immaginario queer anarchico e punk. Questa è la prima idea, poi sai, le cose prendono diversi sviluppi fino ad arrivare a qualcosa di cui sei soddisfatto.


Il tuo prossimo singolo è Loner, probabilmente la cosa più pop dell’album Mykki…
Sì, ho appena finito di girare il video a New York. Penso proprio di sì. Oh, penso che anche My Nene sia piuttosto pop, ma Loner è senza dubbio la più orecchiabile.


È qualcosa di nuovo per te
Sì, forse per la scelta di lavorare con una vocalist femminile, inoltre non è per nulla un beat hip hop! È stato qualcosa di completamente nuovo, ma sono estremamente contento, sai, non so se vorrei mai fare un intero disco con canzoni di quel tipo, ma ho sicuramente voglia di scrivere
ancora canzoni con quelle sonorità, perché nonostante si chiami “Loner” ha delle vibrazioni piuttosto positive (Ride, NdR).


E cosa ci dici del featuring con Jean Deaux?
Ha 23 anni, l’ho appena incontrata per le riprese del video. Sono molto emozionato, perché è molto umile, dolce e talentuosa, cioè davvero, ha una voce incredibile! Ha un po’ di seguito online, ma credo che il video che abbiamo appena girato la esporrà ad un pubblico più ampio.
Non vedo l’ora che il suo talento venga a galla.


La canzone a cui sei più legato del disco?
Diciamo che cambia spesso, sai, non mi so davvero decidere! Amo molto I’m In A Mood perché è una delle prima canzoni che ho scritto con un andamento lento ma che mantiene ancora la vibrazione hip hop. Amo The Plug Won’t perché è la primissima volta che mi cimento con
sonorità più R&B. Credo che una delle cose di cui sono più orgoglioso di Mykki è che ho giocato con molti stili, ma ho cercato di rimanere fedele all’idea di avere un suono e un flow coerente per tutto il disco.


E ci parli di Hideaway?
Sono piuttosto irritato perché è una delle canzoni del disco della quale non sono soddisfatto di com’è venuto il mixing, così ho caricato l’altra versione su SoundCloud. Ma a dire il vero è proprio una delle mie canzoni preferite, semplicemente perché in pratica ha a che fare con alcune tematiche e cliché tipici dell’ambiente hip hop, con i quali mi piacere giocare e rendere
estremamente queer.

In Mykki ci sono due Interlude dove si respira molto del tuo passato
Entrambi gli Interlude arrivano direttamente dai miei diari che tengo da diversi anni, e volevo proprio dare la possibilità al pubblico di vedere una parte di me più privata. Sì, ecco perché ho scelto di condividere queste cose sul disco.

La tua poesia ha trovato casa nella musica o ci sarà un altro libro?
Penso proprio di sì, una delle cose più importanti per me è che quando sono in fase creativa mi ritaglio molto silenzio. Sai, quando sto lavorando a nuova musica o a nuove idee passo attraverso due fasi, diciamo. Vado da una fase dove ascolto tantissima musica diversa, cerco di capire quale direzione vorrei seguire. E poi passo attraverso giorni dove resto completamente in silenzio: non ascolto nulla, non guardo la TV, non faccio nulla se non scrivere e lasciare che le idee arrivino. Per me il silenzio è davvero importante, specialmente per scrivere poesie. Quindi, yeah, sono sicuro di scriverne ancora, ma è un processo che richiede
molto silenzio, prima.

Mykki Blanco


Non è così facile in effetti, soprattutto quando si è circondati dal Noise of Boys come nell’ultima parte del disco, più clubbing: raccontaci di For the Cunts.
Volevo creare qualcosa di più upbeat per i miei ascoltatori, qualcosa che potesse essere divertente da ascoltare, penso proprio che “For the Cunts” sia il Jolly del disco.


E diciamolo, è la prima volta che scrivi una canzone perfetta per un club gay.
No, guarda, verissimo! (Ride, NdR) Penso proprio che sai, le persone mi considerano un artista queer, ma la maggior parte della mia musica non ha propriamente un’agenda di quel tipo, quindi sì, con For the Cunts volevo fare una canzone pressoché e letteralmente per, sai, su, per le Cunts! (Ride, NdR).


Cosa ne pensi dell’etichetta queer?
Mi ha sempre infastidito, perché in qualche modo sminuisce quello che fai in quanto rapper, perché mi considero in primo luogo artista, ok, sì, poi sono anche queer. Bisogna stare molto attenti, perché quando un giornalista è senza tatto, può risultare molto scortese e omofobo. C’è
anche da dire che se è un motivo d’orgoglio e può in qualche modo aiutare le persone a capire, non è assolutamente una cosa negativa.


Ritornando ai club, quali sono i tuoi posti preferiti?
In assoluto Spagna e Berlino. È curioso, perché ho realizzato che di tutti i paesi europei la Spagna è quella dove ho trascorso meno tempo, ma ho sempre passato dei bellissimi momenti tutte le volte che ci sono stato. E ovviamente poi c’è Berlino che è tipo NON STOP, voglio andare a Berlino e poi voglio scappare da Berlino.


Ma ora stai a Parigi?
Ho vissuto lì a intermittenza per un periodo, ma in realtà non c’è un posto dove vivo a tempo pieno.


Visto che viaggi molto, tre cose che non possono mancare nella tua valigia?
Vestiti, libri e… parrucche!


A cosa non sa dire di no Mykki?
A un bel viso (Ride, NdR)


Ti sei cimentato con il poema di Zoe Leonard, I Want A Dyke For President, come le stai vivendo queste elezioni presidenziali?
Sono estremamente convinto che siano state delle elezioni orrende. E non credo affatto che Hillary Clinton sia la candidata ideale… però ovviamente quello che Donald Trump ha fatto al Paese… ha reso mainstream questa cultura bigotta e del pregiudizio. E ci sono molte persone
che lo seguono, questo è molto triste, che il nostro paese sia arrivato a questo. Sono convinto che la mia generazione, e soprattutto quelle più giovani, siano al corrente di quello che sta succedendo, di come questi vecchi stiano cercando di mantenere le cose come stanno e non
riescono proprio ad accettare il fatto che il paese stia cambiando davanti ai loro occhi. Poi, per quanto orribile sia stato Trump c’è da dire che ha messo in guardia le molte persone che pensavano che il suo modo di pensare fosse finito, hanno potuto vedere che no, ci sono milioni di persone che la pensano così e sono venute allo scoperto.


Quando hai annunciato che avresti lasciato la musica, hai detto che ti sarebbe piaciuto buttarti sul giornalismo e sull’attivismo per investigare problematiche LGBT in giro per il mondo. Ci pensi ancora?
Credo di sì, ma è qualcosa che potrò fare tra qualche anno, perché al momento, in questo percorso di crescita, sto raggiungendo con la musica qualcosa che ho sempre sognato. Sono ancora convinto che quell’idea sia piuttosto valida, ma devo attendere di raggiungere maggiore sicurezza con la mia musica e poi sai, più potrò investire, anche in tempo e denaro, più potrò esplorare diversi aspetti della mia creatività